Dal 2019 è partita la rivoluzione digitale per ottimizzare la progettazione, la realizzazione e la gestione di edifici, impianti ed infrastrutture, in quanto è diventato obbligatorio l’utilizzo del Building information Modeling (meglio conosciuto come BIM) per le opere pubbliche di importo pari o superiore ai 100 milioni di euro. Con il passare degli anni, la soglia dei 100 milioni si sposterà gradualmente fino a diventare, nel 2025, obbligatorio per tutti i nuovi progetti.

Il BIM non è né un software, né un programma, bensì una metodologia che interessa sia l’ex novo per quel che riguarda tempi e modalità di esecuzione, sia l’intero ciclo di vita dell’opera attraverso la gestione e il facility management.

La progettazione BIM è stata ideata per supportare il lavoro di tutte le figure coinvolte; a partire dagli architetti e dagli ingegneri fino ad arrivare ai committenti, ai proprietari e alle autorità interessate.

Ogni professionista può aggiungere dati specifici della propria disciplina al modello unico condiviso, in modo tale da ridurre le perdite di informazioni che in genere si verificano quando un nuovo team interagisce e modifica i dati del progetto. Sono, infatti, molto frequenti errori e dimenticanze sui documenti cartacei e questi spesso causano costi non previsti, ritardi e controversie tra i vari attori del team di progettazione ed esecuzione dell’opera.

Rendere il processo di progettazione e di costruzione più integrato consente di ottenere una migliore qualità dell’opera, riducendone costi e tempi di costruzione.

Il processo BIM possiede anche potenzialità tali da fornire un risparmio di tempo, soldi e materie prime, riducendo notevolmente la quantità di imprecisioni e informazioni discordanti, e di conseguenza variazioni, alterazioni e ritardi. Questi benefici sono ottenibili perché l’edificio è costruito in un mondo virtuale prima che sia realizzato fisicamente, attraverso la piena collaborazione di diversi team di progettazione.